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Corte EDU, Sez. I, 16 giugno 2022 n. 23735 "“ AFFAIRE DE GIORGI c. ITALIE - CEDU e maltrattamenti. Condannata l'Italia per inerzia delle autorità 

E’ responsabilità delle autorità tenere conto della situazione di precarietà e particolare vulnerabilità, sia morale che fisico e/o materiale della vittima e arginare la situazione, il prima possibile.
Le autorità italiane non hanno tenuto conto seriamente della successione di incidenti violenti accaduti nella vicenda, così come richiesto nei casi di violenza domestica. I pubblici ministeri titolari delle indagini non hanno mostrato alcuna consapevolezza delle caratteristiche specifiche tipiche dei casi di violenza domestica.
Secondo la Corte di Strasburgo, lasciare la ricorrente abbandonata a sè stessa in una situazione di provata violenza domestica equivale alla rinuncia da parte dello Stato al suo obbligo di indagare su tutti i casi di maltrattamenti.
La Corte ricorda su questo punto che il mero trascorrere del tempo è in grado di danneggiare l'indagine, ma anche di compromettere permanentemente ogni possibilità di successo. Si cancellano le prove e la mancanza di diligenza mette in dubbio la buona fede con cui vengono svolte le indagini.
La Corte sottolinea ancora una volta la particolare diligenza richiesta nell’affrontare le denunce di violenza domestica e ritiene che la specificità degli atti di violenza domestica come riconosciuto nello stesso preambolo alla Convenzione di Istanbul devono essere presi in considerazione nell'ambito delle procedure interne.
Strasburgo ha condannato l’Italia ritenendo che il nostro Paese sia venuto meno al suo dovere di indagare sui maltrattamenti subiti dalla ricorrente e dai suoi figli e che il modo in cui le autorità nazionali hanno condotto il procedimento penale nel caso esaminato rifletta anche la “passività giudiziaria” violando così, i requisiti dell'art. 3 della Convenzione.
Adesso il nostro Paese ha tre mesi di tempo per chiedere il rinvio alla Grande Camera della questione. 
(Nel caso in esame la donna aveva presentato sette denunce tra il 2015 e il 2019, affermando che il suo ex marito aveva minacciato di ucciderla, colpendola con un casco da motociclista. Perseguitata e controllata nei suoi spostamenti, molestata davanti la sua abitazione, l'uomo inoltre, non solo non aveva pagato il mantenimento a lei e alle figlie, ma aveva occultato dei dispositivi di videoregistrazione all’interno della sua abitazione, arrivando a sottrarle finanche la posta .
Alcune delle denunce presentate dalla donna non avevano avuto alcun seguito perché i pubblici ministeri le avevano ritenute insufficientemente dettagliate e le dichiarazioni della vittima inattendibili).

Traduzione a cura di Valeria Cianciolo

 

Maltrattamenti – Inerzia della autorità italiane – Rif. Leg. art. 3, Convenzione e.d.u.  (divieto di trattamenti inumani e degradanti)