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Se il minore ha concorso alla produzione del danno, l'obbligo risarcitorio del responsabile si riduce proporzionalmente ai sensi dell'art. 1227, comma 1, c.c. anche nel caso in cui lo stesso sia la vittima. Cass. civ. Sez. III, Ord., 19 febbraio 2020, n. 4178; Pres. A. Spirito, Cons. Rel. F. Fiecconi

Mercoledì, 4 Marzo 2020
Giurisprudenza | Responsabilità | Legittimità
Cass. civ. Sez. III, Ord., 19 febbraio 2020, n. 4178; Pres. A. Spirito, Cons. Rel. F. Fiecconi per visualizzare l'allegato è necessario autenticarsi

Dal punto di vista civilistico, una condotta di tipo colposo può essere riferita al minore o all'incapace a prescindere dalla condotta tenuta da chi è preposto alla sua sorveglianza e dalla sua non imputabilità sotto il profilo giuridico. Difatti, se la vittima di un fatto illecito ha concorso, con la propria materiale condotta, alla produzione del danno, l'obbligo risarcitorio del responsabile si riduce proporzionalmente ai sensi dell'art. 1227, comma 1, c.c., con valutazione ex officio, anche nel caso in cui la vittima, minore di età, sia incapace di intendere e di volere al tempo del fatto. Ciò in quanto l'espressione "fatto colposo" che compare nel citato art. 1227 c.c. non va intesa come riferita all'elemento psicologico della colpa, che ha rilevanza esclusivamente ai fini di una affermazione di responsabilità, la quale presuppone l'imputabilità, ma deve intendersi come sinonimo di comportamento oggettivamente in contrasto con una regola di condotta, stabilita da norme positive e/o dettata dalla comune prudenza, in grado di incidere sul nesso causale.


autore: Zadnik Francesca