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5 agosto 1981. L'abrogazione del matrimonio riparatore di Valeria Cianciolo

Il titolo IX del codice penale Zanardelli si chiudeva con l’art. 544 c.p. che prevedeva la speciale causa estintiva del cd. matrimonio riparatore, in forza del quale i delitti contro la libertà sessuale si estinguevano se l’autore del reato avesse contratto matrimonio con la persona offesa.
Un fossile della cultura dell’epoca ancorata ad un modello di famiglia
E’ in questo contesto che deve essere vista la vicenda di Franca Viola, la giovane donna di Alcamo che nel 1965 - se guardiamo i filmati RAI dell’epoca ci si rende conto che sembra parlare non di 55 anni, ma di ere geologiche - trasgredisce a questa regola. Quale onore può essere riparato con un matrimonio forzato, frutto di una violenza subita e quale Paese che consente questo, può dirsi democratico?
Il processo che vede imputato Filippo Melodia si svolge a Trapani, ha inizio il 9 dicembre 1966 e si conclude in breve tempo (il 17 dicembre), con la condanna dell’uomo a undici anni di carcere.
Ecco alcuni dei titoli usciti nei giorni della sentenza del dicembre 1966: "Una sentenza riformatrice", "Difendiamo una nuova Sicilia", "La sfida di Franca Viola", "Mia figlia non sposerà mai l’uomo che l’ha rapita e disonorata", "Chiesti 23 anni per il giovane che rapì e violentò la ragazza: la sentenza."
Solo con la legge 5 agosto 1981, n. 442 («Abrogazione della rilevanza penale della causa d'onore»), tre lustri dopo il caso Franca Viola, si assiste all’abrogazione dell’art. 544 c.p.
Per capire quello che succede oggi, sapere o ricordare, per chi anagraficamente può ricordare, il lontano episodio di Franca Viola, serve ripercorrere come eravamo e quanta strada dobbiamo ancora fare perché non si parli più di reati di genere – davanti al diritto non ci sono le categorie zoologiche maschi / femmine, ma persone - e non ci siano più Sabbas Amman sul giornale.
Valeria Cianciolo