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Aggressioni fisiche e vessazioni morali, reiterate con cadenza costante da parte del maestro, integrano il reato di maltrattamenti e non quello di percosse - Cass. Pen., Sez. VI, Sent., 22 giugno 2021, n. 24462

Cass. Pen., Sez. VI, Sent., 22 giugno 2021, n. 24462; Pres. Bricchetti, Rel. Cons. Riccio per visualizzare l'allegato è necessario autenticarsi

La disposizione di cui all’art. 572 c.p. contempla una ipotesi di reato necessariamente abituale che si caratterizza per la sussistenza di una serie di fatti, per lo più commissivi, ma anche omissivi, i quali isolatamente considerati potrebbero anche essere non punibili (atti di infedeltà, di umiliazione generica) ovvero non perseguibili (ingiurie, percosse o minacce lievi), o procedibili solo su querela, ma che acquistano rilevanza penale per effetto della loro reiterazione nel tempo; esso si perfeziona allorchè si realizza un minimo di tali condotte (delittuose o meno) collegate da un nesso di abitualità. Inoltre, non è necessario che tali atti, delittuosi o meno, vengano posti in essere per un tempo prolungato, essendo, invece, sufficiente la loro ripetizione, anche se in un limitato contesto temporale, e non rilevando, data la natura abituale del reato, che durante lo stesso siano riscontrabili nella condotta dell'agente periodi di normalità e di accordo con il soggetto passivo.

Maltrattamenti – Percosse – Scuola; Rif. Leg. Artt. 81, 572 e 581 c.p.

autore: Ferrandi Francesca