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Institutio ex re certa: le indagini sulle volontà del testatore debbono essere sia di carattere oggettivo che soggettivo. Cass. 16 novembre 2017 n. 27160

Sabato, 2 Dicembre 2017
Giurisprudenza | Successioni | Legittimità
Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza 21 settembre – 16 novembre 2017, n. 27160 per visualizzare l'allegato è necessario autenticarsi

Nella controversia giunta sino all'esame del Giudice di legittimità, complessa ed avente ad oggetto la vendita di un'intera eredità, la questione fondamentale era costituita della qualificazione o meno come eredi di taluni soggetti che erano stati beneficiati dal testatore di beni determinati, dato che gli stessi, rivendicando la loro qualità di eredi, avevano impugnato la suddetta compravendita. La sentenza in oggetto, interessante anche sotto altri profili, quali ad esempio quello relativo alla natura costitutiva dell'azione di riduzione proposta dall'erede pretermesso e quello della sorte dei beni non menzionati nel testamento, sottolinea come in caso di disposizioni testamentarie contenenti l'attribuzione di beni determinati, tale indagine deve essere sia di carattere oggettivo, riferita cioè al contenuto dell'atto, sia di carattere soggettivo, riferita all'intenzione del testatore. Ne consegue che soltanto in seguito a tale duplice indagine - che è di competenza del giudice del merito ed i cui risultati non sono censurabili in sede di legittimità se congruamente motivati - può stabilirsi se attraverso l'assegnazione di beni determinati il testatore abbia inteso attribuire una quota del proprio patrimonio unitariamente considerato (sicché la successione in esso è a titolo universale) ovvero abbia inteso escludere l'istituzione nell'"universum ius" (sicché la successione è a titolo di legato).

autore: Fossati Cesare