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Per un manifesto dell'Osservatorio a dieci anni dalla sua fondazione

L'Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia, a dieci anni dalla sua fondazione e a due anni dall'accreditamento come associazione forense maggiormente rappresentativa a livello nazionale, esprime la propria soddisfazione per il raggiunto livello di diffusione sul territorio nazionale (78 sezioni territoriali e oltre 1.800 avvocati iscritti) e per l'adesione sempre alta da parte degli avvocati di ogni età – soprattutto dei più giovani - alle proprie iniziative di aggiornamento e di formazione, sempre accreditate dagli Ordini forensi. La circostanza che un'associazione riesca in questi tempi non certamente facili ad esprimere tanta entusiastica partecipazione ci impegna a proseguire su questa strada.

L'Osservatorio intende avviare nei prossimi mesi una operazione di riordino e di sintesi dei temi più significativi che in questi anni abbiamo affrontato. Intendiamo cioè proporre alla riflessione dei colleghi che a qualsiasi titolo si occupano di diritto di famiglia (sia in via prevalente o esclusiva, sia come avvocati chiamati ad occuparsene occasionalmente) un manifesto dell'Osservatorio nel quale sintetizzare gli obiettivi condivisi del nostro impegno professionale.

Sono quattro i temi che intendiamo indicare come più significativi.

1) Il primo concerne l'esigenza di un nuovo giudice della famiglia. La giurisdizione nel diritto di famiglia va affidata a sezioni specializzate diffuse sul territorio nei tribunali e non decentrate nelle sedi regionali degli attuali tribunali per i minorenni. Il tribunale per i minorenni – dove il contraddittorio è ancora largamente mortificato dal protagonismo del giudice e  dove le udienze istruttorie sono spesso solo interminabili sedute di psicoterapia – ha esaurito le sue funzioni storiche e deve essere rimpiazzato da un giudice meno paternalista, più vicino territorialmente ai cittadini, capace di esprimere l'unitarietà dell'intervento giurisdizionale nella famiglia e soprattutto alti livelli di specializzazione, nel rispetto del principio di terzietà del giudice e nella ripresa da parte dei servizi sociali e terapeutici del loro ruolo di promozione sociale troppo facilmente fino ad oggi delegata al giudice minorile.

2) Ne consegue anche l'esigenza di un nuovo processo civile unitario nel diritto di famiglia. L'accesso alla giustizia e la gestione del processo devono essere unificati, semplificati e riadattati alle esigenze di urgenza, velocità, modificabilità e sicura attuabilità delle decisioni. C'è bisogno di una riscrittura delle regole processuali per far diventare il processo nel diritto di famiglia un luogo di moderna gestione dei conflitti familiari, capace di salvaguardare le peculiarità di questo settore. Abolire l'inutile fase presidenziale del processo di separazione, semplificare i procedimenti in cui la decisione non necessita di una istruttoria particolarmente complessa, salvaguardare le regole del contraddittorio, unificare le competenze, dare al giudice del merito poteri di attuazione dei provvedimenti.

3) Avvertiamo urgente la necessità che l'avvocatura riconsideri il suo ruolo nella gestione dei conflitti familiari con modalità che siano più aderenti alle esigenze di giustizia in questo settore. Le persone non vogliono cause lunghe ma provvedimenti giusti. Il che vuol dire chiedere agli avvocati un impegno di formazione e di aggiornamento nella prospettiva di funzioni nuove di regolazione dei conflitti, nuove funzioni e nuove competenze negoziali che possano assicurare soluzioni più adeguate rispetto a quelle tradizionali che il processo e la sentenza sono in grado di assicurare. Il che vuol dire introdurre nei percorsi di formazione il tema della negozialità e della contrattualità. Una funzione che l'avvocato familiarista avverte sempre più necessaria per la soluzione dei contrasti nell'ambito delle relazioni familiari.

4) Infine il tema della deontologia. Le regole deontologiche appaiono sempre più da sole insufficienti a garantire l'interesse dei nostri assistiti. Non è più sufficiente rispettare le norme deontologiche. La responsabilità sociale dell'avvocato rende necessario un impegno dei professionisti verso comportamenti etici orientati a salvaguardare anche il benessere delle persone e non soltanto gli obiettivi perseguiti nella causa. Da qui la necessità di definire anche codici etici di comportamento capaci di mettere sempre in primo piano il benessere e la salute delle persone, il rispetto per le loro relazioni familiari, la considerazione primaria per il benessere dei loro figli minori. E' il tema centrale del rispetto dei diritti e della dignità di tutte le persone coinvolte in un procedimento.

Questi sono gli obiettivi ai quali sta lavorando oggi l'Osservatorio nazionale sul diritto di famiglia.

 

Il Presidente

Avv. Gianfranco Dosi

autore: Fossati Cesare