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Introduzione al Convegno: “Violenza domestica: ipotesi di reato, strategie di contrasto”, Roma 12 marzo 2018

autore: F. D'Arpino

Il 12 marzo scorso si è tenuto a Roma presso l’Auditorium della Cassa Forense l’incontro di formazione “Violenza domestica: ipotesi di reato, strategie di contrasto” - “Un ricordo di Tina Lagostena Bassi a 10 anni dalla sua morte”. Nell’affrontare un tema di così grande attualità ed interesse, la Sezione Romana dell’Osservatorio organizzatrice dell’evento, ha optato per una scelta di approccio interdisciplinare, viaggiando su più linee, con la convinzione che l’analisi del fenomeno e soprattutto le strategie di contrasto, impongono strumenti non solo giuridici ma frutto di una scelta culturale più ampia. Per questo motivo, come relatori erano presenti non solo avvocati e magistrati esperti del settore, ma anche una psicologa ed un’esperta di linguistica. Si è deciso di ricordare la figura dell’Avv. Tina Lagostena Bassi a dieci anni dalla sua morte, protagonista di tante battaglie, presente nei processi più importanti in difesa delle donne, che ha contribuito ad introdurre nel nostro sistema giudiziario importanti riforme. Il convegno è stato strutturato come una sorta di “work in progress” e si è concluso la sera del 15 marzo quando, in occasione della prima teatrale dell’opera pirandelliana “Vestire gli ignudi” è intervenuta la scrittrice Dacia Maraini che ha ricordato l’Avv. Tina Lagostena Bassi e, sottolineato l’importanza di figure che oggi rappresentano un grande esempio. Nella strategia di contrasto alla violenza domestica la scelta di inserire una rappresentazione teatrale che racconta la storia di una giovane donna vittima ma non solo ha assunto un significato ben preciso: la potenza della liturgia teatrale, le parole di un testo scritto più di cento anni fa che sembrano partorite oggi dalla mente di uno scrittore contemporaneo, emozionano e fanno riflettere. Del resto noi avvocati abbiamo un linguaggio comune con il teatro: le parole attore, comparsa, parte ne sono un esempio. Altra novità è stata quella di invitare come relatrice una docente di linguistica, la Prof.ssa Francesca Dragotto dell’Università di Tor Vergata che ha parlato dell’importanza del linguaggio nella strategia di contrasto alla violenza domestica. La relatrice durante il suo intervento ha ipotizzato una psicolinguistica forense cui rivolgersi non più solo in ambito criminologico bensì in ambito di diritto di famiglia. Uno strumento in più a disposizione di chi per mestiere si trova ad affrontare e contrastare la crisi familiare. Nell’ottica di essere tecnicamente in grado di opporsi con efficacia e prevenire il reiterarsi di alcune ipotesi di reato, è stato chiesto ai giuristi intervenuti di parlare delle misure coercitive ex artt. 282, 282-bis, 282-ter, 283 c.p.p., della schizofrenia del sistema giudiziario che a volte rischia di compromettere gli obiettivi prefissati con l’introduzione di nuove norme (art. 162-ter c.p.), degli ordini di protezione contro gli abusi familiari (art. 342-bis e ter c.c.) piuttosto che l’analisi di singole fattispecie di reato(i). È indubbio che questi strumenti posti a tutela della sicurezza delle persone si sono con il tempo rivelati importantissimi nel contrastare fenomeni diffusi di violenza, che hanno imposto al legislatore una risposta di contrasto rapida ed efficace. Il racconto di quanto verificatosi nell’immediatezza dell’entrata in vigore dell’art. 162-ter e la necessità di ricorrere ai ripari per evitare di offrire inconsapevolmente un escamotage all’autore di atti persecutori ha fatto scaturire un’ampia riflessione su una maggiore attenzione che il legislatore deve avere, quando a scopo deflattivo vengono introdotte nuove norme, altrimenti si rischia di creare una schizofrenia nel sistema legislativo: da una parte norme che nello specifico sono state varate per reprimere il dilagare di certi fenomeni, si pensi all’introduzione del reato di stalking (art. 612-bis c.p.) nonché all’inasprirsi delle pene, dall’altra prevedere, come accaduto con l’introduzione dell’art. 162-bis c.p., la possibilità di una riparazione pecuniaria offrendo all’imputato un modo per non affrontare un processo attraverso il pagamento di una somma di denaro. Il legislatore sin dall’inizio avrebbe dovuto escludere il reato di stalking. Un miglior coordinamento della normativa è stato ritenuto da tutti gli intervenuti necessario. Grande attenzione è stata riservata nell’intervento dell’ex Presidente del Tribunale per i Minorenni di Roma, Melita Ca vallo, al tema della “violenza assistita” che spesso coinvolge i minori loro malgrado in episodi di violenza domestica, destinati ad incidere per sempre nelle loro giovani menti con il rischio di comprometterne il sano percorso di crescita. Gli avvocati che entrano in contatto con questo tipo di realtà hanno una grandissima responsabilità nonché il dovere di una costante formazione ad ampio raggio. L’intervento della Prof.ssa Consegnati, C.T.U. del Tribunale Civile di Roma, si è soffermato sugli aspetti problematici delle C.T.U. laddove vengono esaminati, ai fini della valutazione della capacità e responsabilità genitoriale, fatti di rilevanza penale a volte culminanti in vere e proprie condanne. La mancanza di regole, di protocolli d’intervento che possono orientare il lavoro del C.T.U. e anche una corretta valutazione del lavoro svolto costituisce un vuoto che dovrebbe essere colmato. Nella prassi giudiziaria spesso assistiamo ad una molteplicità di interventi da parte di figure che si sovrappongono (assistenti sociali, operatori di centri di accoglienza, consulenti tecnici di ufficio, interventi della Magistratura penale, civile e minorile) in assenza di norme di coordinamento. In Italia forse bisognerebbe varare un’intera riforma del sistema come è accaduto nel 2012 in Inghilterra grazie all’allora Ministro Patricia Scotland che nei fatti e nel tempo ha reso possibile una riduzione dei casi di violenza domestica, come scrive Simonetta Agnello Hornby nel libro “Il male che si deve raccontare”.