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Italia inadeguata nel tutelare le donne che denunciano la violenza domestica - CEDU, 7 aprile 2022, caso Landi c. Italia

Nel caso di specie, i fatti risalgono al settembre del 2018 a Scarperia (in provincia di Firenze), quando un uomo uccise a coltellate il figlio di un anno, ferendo in modo grave anche la convivente e cercando di uccidere l’altra figlia.
La Corte ha, quindi, condannato l’Italia per non aver protetto una donna e i suoi figli dalla violenza domestica terminata in tragedia.
Dagli atti emergeva infatti che, prima del giorno della tragedia, la donna era stata aggredita già tre volte dal compagno (nel novembre del 2015, nel settembre 2017 e nel febbraio 2018) e aveva sporto diverse denunce. Nonostante l’apertura di una procedura per violenza domestica e l’indicazione di un esperto che denunciava la pericolosità dell’uomo a causa delle patologie di cui soffriva, i pubblici ministeri non intrapresero alcuna attività investigativa e non adottarono alcuna misura per proteggere la donna e i suoi figli.
Lo Stato italiano dovrà, pertanto, versare alla donna 32 mila euro per danni morali.
Francesca Ferrandi

CEDU, 7 aprile 2022. Caso Landi c. Italia per visualizzare l'allegato è necessario autenticarsi
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In materia di violenza domestica, il compito di uno Stato non si esaurisce nell’adozione di disposizioni normative, ma deve estendersi fino ad assicurare a tali soggetti una protezione effettiva. Pertanto, l’inerzia delle autorità italiane chiamate ad applicare la legge vanifica gli strumenti di tutela previsti. Lo Stato ha, quindi, l’obbligo di attuare misure capaci di salvaguardare in modo efficace i beni supremi della vita e dell’integrità delle persone quando vi è un rischio immediato e reale che quei diritti possano essere aggrediti. (FF)


Violenza – Violenza domestica - Misure preventive - Inadeguata normativa nazionale; Rif. Leg. Art. 2 e 14 CEDU

autore: Ferrandi Francesca